Chi avesse ancora dubbi sulla manipolazione della verità, legga questa storia, che ne è un esempio da manuale.
I fatti sono questi: il Ministero dell'Istruzione non riconosce un corso di aggiornamento per i docenti (contro la militarizzazione della scuola), semplicemente perché non ha i requisiti per essere autorizzato ed esula dal mero aggiornamento professionale. Realtà manipolata: "Il ministero vieta il corso" scrive l'Usb, pronta a scendere in piazza martedì 18. La Cgil parla di "cancellazione", insinuando un'idea di censura, di divieto, di silenzio imposto. E poiché Usb e Cgil hanno canali di comunicazione e tam tam ben collaudati e facilmente infuocabili dai professionisti della polemica, ecco che il concetto diventa verità non più confutabile tra il popolo dell'"anti". E così anche su una certa stampa che dà per assodata la censura del corso.
Il corso in questione, organizzato dal centro Cestes per il 4 novembre (la giornata nazionale delle forze armate), è intitolato: "4 novembre, la scuola non si arruola". Sottotitolo: "Contro la militarizzazione della cultura, contro il riarmo e le politiche di guerra, per sostenere la Palestina, costruiamo l'alternativa". Relatore: Lorenzo Giustolisi, habitué delle piazze anti Israele. Premesso che ognuno può organizzare i corsi che vuole, ma se un sindacato chiede al ministero di far passare l'incontro come formazione dei docenti (con relativa concessione di crediti formativi necessari a scatti di carriera e aumenti), non può inserire nel programma interventi di propaganda o dai titoli di bandiera come: "La militarizzazione della formazione, tra scuola gabbia e Valditara" e, per di più, non può fare campagna pro pal. E tanto meno scandalizzarsi se il ministero non dà l'autorizzazione e, quindi, non concede il permesso retribuito ai prof che decidono di partecipare.
"Sono stupefacenti le dichiarazioni della Cgil a commento del mancato riconoscimento da parte del Mim del corso La scuola non si arruola - interviene il ministro all'Istruzione e al Merito Giuseppe Valditara -. La decisione del Ministero infatti non vieta alcunché: semplicemente non consente l'esonero dal servizio, e dunque a spese del contribuente, per chi volesse partecipare ad una iniziativa che non ha i requisiti per il suo riconoscimento ufficiale. Il corso ha d'altro canto i connotati di un'iniziativa propagandistica di natura prettamente politica. La Cgil dimostra di avere un concetto inquietante di democrazia: scambia la formazione per una occasione di indottrinamento contro il governo. I tempi in cui pretendevano di fare propaganda nelle scuole sono passati. Noi difendiamo la scuola costituzionale, che mette al centro il rispetto verso lo studente e la necessità di una formazione seria e non ideologica".
"Le motivazioni dell'annullamento sono risibili sostiene la Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil -. Ritirare l'accreditamento per la presunta estraneità agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti significa ignorare valori come quello della Pace espresso nella nostra Carta Costituzionale.
A fronte del fiorire di corsi e convenzioni che spingono le scuole verso la cultura della militarizzazione, quest'atto rappresenta l'ennesimo tentativo da parte del ministero di piegare la funzione della scuola a interessi e ideologie di parte". Capito il messaggio? Secondo i sindacati le idee diventano "ideologie di parte" da denunciare solo se non sono della "loro parte". Ma questo si chiama dibattito politico, non corso di formazione per docenti.

