A Bruxelles si continua a giocare col fuoco. L'industria europea arranca tra costi energetici fuori controllo e una domanda ai minimi storici, ma la Commissione trova comunque il modo di complicare le cose. Arrivano insieme due provvedimenti che sulla carta dovrebbero "proteggere" la produzione, e nella realtà rischiano di ucciderla: la riforma delle misure di salvaguardia sull'acciaio e il famigerato Cbam, la tassa verde alle frontiere.
La nuova salvaguardia prevede un taglio fino al 50% delle quote d'importazione e un dazio del 50% sui volumi fuori quota, contro l'attuale 25%. Il tetto si abbassa al 13% del mercato, cioè poco più di 18 milioni di tonnellate all'anno. Per la metalmeccanica significa magazzini vuoti e filiere in crisi non appena la domanda tornerà a crescere. Le importazioni di acciaio verso l'Ue sono state 28,9 milioni di tonnellate nel 2022, 25,6 nel 2023 e 27,4 nel 2024. Bruxelles vuole ridurre di circa tre milioni la disponibilità di hot rolled coil, la spina dorsale della manifattura. Ma chi produrrà il resto? Gli impianti europei non possono riaccendere forni senza incentivi né certezze sui costi della CO. In più resta l'ambiguità politica: la Commissione applicherà le stesse regole a tutti o concederà sconti ai "partner strategici"? India, Turchia, Corea e Giappone saranno trattati allo stesso modo? La risposta deciderà la sorte di intere filiere industriali.
Come se non bastasse, arriva il Cbam, il meccanismo "anti dumping ambientale" che dovrebbe compensare la fine delle allocazioni gratuite di CO. Peccato che i parametri ufficiali non esistano ancora e non verranno pubblicati prima di marzo 2026. Il sistema partirà alla cieca, con le aziende costrette a pagare senza sapere quanto. È un salto nel buio che scoraggerebbe qualsiasi investitore. Le stime parlano di un aggravio di 60-70 euro a tonnellata sull'acciaio prodotto con altoforno. Sommando l'effetto dei nuovi dazi, si arriverà facilmente a 100 euro in più per tonnellata. In un contesto di domanda debole, il risultato sarà un rialzo dei prezzi e una perdita secca di competitività.
La follia europea si completa con il paradosso del Cbam: chiude forni in Europa e apre fabbriche nei Balcani. Il sistema non prevede rimborsi per l'export e non tutela i settori a valle, come componentistica e automotive. Migliaia di Pmi saranno costrette a delocalizzare dove i costi ambientali non esistono. Bruxelles sta costruendo una gabbia perfetta per strangolare la propria industria: meno importazioni, più tasse, nessuna protezione per chi esporta. Se la riforma della salvaguardia e il Cbam entreranno in vigore insieme, l'Europa dovrà affrontare il lato oscuro della regionalizzazione: meno acciaio, più costi, filiere spezzate. Le stesse acciaierie finiranno vittime del loro stesso sistema. Perché se i clienti falliscono, chi comprerà acciaio? È l'ennesimo suicidio politico perfetto: l'Unione che dice di proteggere la propria industria, distruggendola.

