A Benedetto Della Vedova, storico esponente dei radicali e oggi deputato di +Europa, la separazione delle carriere piaceva una volta e piace adesso. "Sono un economista -dice- e tanti anni fa mi sono appassionato alla politica con i discorsi di Marco Pannella sulla giustizia giusta e sul caso Tortora. Ho raccolto firme per 3-4 referendum sulla separazione delle carriere".
E ora l'ha votata in Parlamento, anche se il suo segretario Riccardo Magi invece si è espresso contro.
"Io so che Emma Bonino è a favore, che il presidente del partito è a favore, con Magi ne abbiamo parlato ma non c'è mai stata una discussione o una decisione di partito. Io parlo per me e per me è naturale votare sì alla separazione delle carriere, come ho fatto sia alla prima che alla seconda lettura".
Lei ha detto che questa è una riforma "radicale, liberale, pannelliana".
"Non la considero né la riforma di Nordio né, con tutto il rispetto, di Berlusconi. In questo caso, una maggioranza sbagliata, manettara e non certo garantista, ha fatto una riforma giusta".
Perché dice che il centrodestra non è garantista?
"Non fanno che varare provvedimenti di inasprimento delle pene e di creazione di nuovi reati, mentre delle carceri se ne fregano. Eppure della separazione delle carriere ho sempre pensato che si dovesse fare e non ho cambiato idea".
Perché è necessaria?
"È un passo importante, dopo la riforma del processo, per avere un giudice terzo. Doveva arrivare prima, questo sì. Ci sono stati alcuni passaggi significativi con la riforma Cartabia ma questo è determinante per avere un giusto processo e un giudice che non abbia alcuna commistione con il pm, specie nelle prime fasi del processo, perché fa un mestiere diverso dal suo e cioè l'avvocato dell'accusa".
Quindi lei è convinto che ci saranno effetti positivi sulla giustizia e si supererà lo strapotere delle correnti?
"Questa riforma non è certo perfetta, non è la panacea di tutti i mali, ma è un passaggio positivo. La riforma del Csm supera il sistema correntizio in modo, diciamo così, drastico con il sorteggio, ma bisognerà vedere le modalità di attuazione della legge. Sui due Csm si discute, ma non minano l'indipendenza. Ho visto l'intervista del Giornale a Caiazza, giurista importante che ha speso la vita a chiedere la separazione delle carriere e questo testo ricalca quello delle Camere penali che lui guidava".
Ora Caiazza presiede il Comitato per il Sì al referendum che dovrà confermare la riforma. Il centrosinistra invece si schiera contro, sta sbagliando?
"È un punto tutto politico. Io penso che gli europeisti liberali, riformatori, riformisti debbano unirsi per cercare di costruire le condizioni per partecipare ad un'alleanza per l'alternativa che sia vincente e possa battere Meloni nelle urne, che altrimenti prenderebbe il Quirinale e farebbe quello che aveva promesso di fare e non ha fatto nel suo primo mandato, in un certo senso come negli Usa per Trump. In questo mi ritrovo nella proposta di Renzi della casa Riformista e non in quella di Calenda di un terzo polo autonomo ed equidistante. Bene, un'alleanza che voglia essere vincente non può chiudere la porta a quelli che vogliono da sempre la separazione delle carriere e chiudersi a riccio sulle posizioni della magistratura organizzata. Certo, sarebbe diverso se la Meloni dicesse che questo è un referendum sul suo governo, ma per ora non è così".
Per una giustizia migliore quale dovrà essere il prossimo passo?
"Sono convinto che ci voglia la responsabilità civile, come dal referendum dei radicali del 1987, mai recepito dalle leggi successive, anzi aggirato. E poi si dovrebbe intervenire anche sugli incarichi extragiudiziali dei magistrati, che sono troppi e sottraggono professionalità alla amministrazione della giustizia".

