A Cuba le devastazioni dell'uragano Melissa. Ma il regime blocca tutti i convogli di aiuti

Scritto il 03/11/2025
da Paolo Manzo

I soldati fermano chi porta viveri e acqua ai sopravvissuti. L'Ocdh: "Il governo usa la crisi per riaffermare il controllo"

Dopo il passaggio devastante dell'uragano Melissa, che ha colpito in pieno le province orientali dell'isola di Cuba, il regime comunista di Miguel Díaz-Canel ha deciso di bloccare i convogli di aiuti organizzati da chiese e gruppi civili indipendenti. Invece di aprire i canali umanitari, la dittatura ha eretto posti di blocco militari per impedire l'ingresso dei soccorsi.

La denuncia proviene dall'Osservatorio cubano dei diritti Umani, l'Ocdh, che parla di un'«emergenza aggravata da decisioni politiche» documentando la presenza di punti di controllo tra Las Tunas e Granma, con soldati incaricati di fermare i cittadini che, di propria iniziativa, portano viveri, medicine e acqua ai sopravvissuti. Un gesto di solidarietà considerato da Díaz-Canel, una minaccia sovversiva.

Il risultato è intere comunità ancora isolate, quartieri senza elettricità da quattro giorni, persone costrette a rifugiarsi sui tetti. «Queste restrizioni aggravano la tragedia», avverte l'Ocdh, chiedendo la «fine immediata del blocco agli aiuti» e accusando il governo di usare la crisi per riaffermare il controllo totale sulla popolazione. Come sempre, infatti, tutto deve passare attraverso i Comitati di Difesa della Rivoluzione, capillari organi di vigilanza del Partito Comunista. Nessuna libertà d'iniziativa, nemmeno di fronte al dramma. E mentre cresce la rabbia della popolazione, solo fonti indipendenti, come il giornalista Javier Díaz di Univisión, confermano la prima vittima accertata a Palma Soriano, un uomo travolto dalle acque, anche se Díaz-Canel continua a negare ci siano vittime.

A Guantánamo, la fame ha portato la gente in strada con decine di residenti del quartiere Ho Chi Minh che hanno protestato chiedendo cibo e aiuti. «La gente non ce la fa più», ha dichiarato l'attivista Miguel Ángel López Herrera prima che le forze di sicurezza intervenissero per reprimere i manifestanti, il tutto testimoniato da video amatoriali in cui si vedono i guantanameri gridare contro l'abbandono del regime.

Come sempre la dittatura preferisce la propaganda alla realtà e il sito governativo Cubadebate ieri ha esaltato la visita di Díaz-Canel nelle aree devastate e l'arrivo di aiuti internazionali da Colombia e Unicef.

All'Avana, intanto, la Rivoluzione continua a divorare i suoi figli. L'ultima vittima è Alejandro Gil Fernández, ex ministro dell'Economia ed ex uomo di fiducia di Díaz-Canel, oggi accusato di spionaggio e corruzione. La sua caduta segue un copione antico, la purga come rito di potere, e in un Paese affamato, il processo a Gil serve a una sola cosa: distrarre i cubani dal fallimento comunista.