Shock e controshock ieri, paura e sospiri di sollievo; giornata convulsa fino all'ultimo, con al centro della fantasia nazionale, distratta per qualche ora dalla guerra, una graziosa cinquantenne bionda con una grande carriera militare e accademica alle spalle e poi un vortice e ieri sera una camminata non compiuta verso il suicidio dopo che il biasimo nazionale l'ha ridotta a un mucchio di lacrime accucciata su una spiaggia. Qui è stata ritrovata viva dopo che era sparita, lasciando a casa il marito e tre figli. Polizia, pompieri, ambulanze, hanno spento le luci e sono tornati a casa ma la polemica continua: la storia è quella di Yifat Tomer Yerushalmi, fino due giorni fa capo dell'avvocatura militare, tre lauree, generale dal 2021, ex responsabile per la condizione femminile nell'esercito.
Nell'agosto 2024 emerge un video, più avanti verificato come artefatto, in cui un gruppo di 8 soldati compiono violenze, compreso stupro con un oggetto, su uno dei prigionieri post 7 ottobre, nel carcere di Sde Teman. I soldati vengono accusati di comportamento violento, ma intanto il film viene consegnato al canale 12 e in tutto il mondo l'esercito viene accusato di stupro oltre che di omicidi e genocidio. Servirà anche a rovesciare le accuse di stupro di massa ad Hamas. Inoltre, gli otto soldati accusati sono diventati esseri inguardabili, perseguitati; le loro famiglie sono state distrutte, i bambini non vanno più a scuola. Netnayahu ha detto che «è stato il peggiore attentato che Israele abbia mai subito». E purtroppo è stata la stessa avvocata dell'esercito a consegnare, o a far consegnare il film oltretutto falsificato. La Tomer avrebbe anche ordinato al suo vice un'indagine orchestrata; l'avrebbe fermata come impossibile la sua amica Gali Barav Miara, procutratrice dello Stato, in continuo e accerrimo scontro col governo.
La storia appare come una morsa ideologica sull'esercito, un segnale alla gerarchia di comando, un incontro di interessi fra due potenti donne e il loro sfondo politico che ha sacrificato il buon nome dell'esercito in tempo di guerra: lo scambio fra le due sarebbe stato creato dal furto compiuto dal figlio della Barav Miara di un costoso scudo di ceramica da battaglia. I due stop alle indagini di qua e di là sarebbero incrociati. Con un sospiro di grande sollievo per la vita di Tomer Yerushalmi, ora volano da ambedue le parti accuse di crudeltà come quelle di Netanyahu e del ministro della difesa Katz che l'ha esautorata.
Sullo sfondo la guerra: Hamas dopo giornate di crudeli imbrogli sui corpi dei rapiti, finalmente promette la riconsegna di tre feretri di ostaggi seppelliti oltre la linea gialla, e quindi da reperire col permesso dell'esercito. Hamas sembra avere approntato con questa scusa l'evacuazione dalla Striscia di un gruppo di terroristi, si dice 200 con l'assenso dell'esercito. Questa scelta introduce un punto interrogativo rispetto alla caparbia detenzione delle armi e di un potere omicida verso i suoi stessi concittadini da parte dell'organizzazione palestinese, una possibile frattura di cui vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni.
Hamas finora ha dato segno di fare qualsiasi cosa per non passare alla seconda fase del piano Trump, quello in cui viene disarmato e lascia il potere. Si è presentato anche agli scavi per trovare o fingere di trovare i corpi degli ostaggi con inutili mitra a tracolla, ha sparato sull'esercito israeliano infiltrandosi oltre la linea gialla, ha inseguito, torturato e inseguito per compiere crudelissime esecuzioni la sua gente. Insomma ha finora dato segnali di voler restare abbarbicata alla Striscia e al potere. Se adesso abbia cominciato a capire che è vero quello che Trump ha annunciato, ovvero che qualcuno dovrà comunque disarmarlo e cacciarlo, difficile dirlo. Qualcosa dice che quel qualcuno, più che l'Egitto o la Giordania, sarà Israele stesso.

