ChatGpt è tra noi da poco meno di tre anni e già un suo inciampo può rappresentare un rischio sistemico. È la preoccupazione che comincia ad aleggiare attorno a OpenAI, la startup fondata e guidata da Sam Altman (in foto) che in meno di dieci anni è passata da laboratorio di ricerca no profit a pilastro della nuova economia americana. Oggi OpenAI fattura solo 3,5 miliardi (2% delle vendite di Amazon), ma è la regina indiscussa dei modelli linguistici e allo stesso tempo una vera infrastruttura critica per il sistema tecnologico e finanziario degli Stati Uniti. Il suo valore, stimato attorno ai 500 miliardi di dollari, è intrecciato con quelli di giganti come Microsoft (primo azionista con il 27%), Nvidia e AMD, e perfino con le politiche industriali della Casa Bianca.
A tal punto che il Wall Street Journal si chiede se non sia già diventata la versione digitale del too big to fail che nel 2008 aveva travolto le banche. In uno scenario in cui la crescita americana dipende sempre più dall'IA generativa, un eventuale inciampo di OpenAI che ad oggi è ben lontana dall'essere redditizia (5 miliardi di perdita nel 2024) - non sarebbe solo un problema per gli investitori, ma un potenziale choc per l'economia a stelle e strisce e a cascata per i mercati globali. Il quotidiano americano fa un parallelismo chiaro: OpenAI sta diventando per l'economia ciò che le grandi banche d'affari rappresentavano per la finanza vent'anni fa: un attore "troppo grande per fallire".
Nel 2008 furono i derivati e i mutui subprime a innescare la crisi. Oggi il rischio è l'eccesso di fiducia nelle capacità dell'IA. Altman ha messo insieme una rete di accordi da oltre mille miliardi in una sorta di scommessa collettiva sulla crescita perpetua dell'intelligenza artificiale. Se però la domanda rallentasse, l'intero castello finanziario potrebbe vacillare. Il Wsj accenna anche al rischio di un "IA crash", ossia una bolla simile a quella delle dot-com. Anche perché le valutazioni record raggiunte da Nvidia (5.000 miliardi di dollari) e di Microsoft (4.000 miliardi) sono in buona parte frutto dell'euforia da IA.
Tra gli analisti c'è chi indica per quest'anno una perdita per OpenAI di oltre 10 miliardi. Ma la redditività al momento non è una priorità di Altman ("Siamo nella fase di investimento e crescita") che nel frattempo sta già lavorando alla maggiore Ipo di tutti i tempi; l'obiettivo è approdare a Wall Street tra circa un anno a valutazioni stellari, fino a 1.000 miliardi, anche se ai tempi dell'IA in 12 mesi può succedere di tutto e ogni trimestre che passa aumenterà la pressione per tradurre in utili il clamore mediatico di ChatGpt.

