Nella giornata di ieri, il servizio di sicurezza ucraino (SBU) ha colpito, presumibilmente infliggendo gravi danni, un sottomarino russo classe 636.3 (o “Kilo migliorato II” in codice NATO) nel porto di Novorossijsk, diventato centro di riferimento per le operazioni della Flotta Russa del Mar Nero data la sostanziale impraticabilità di Sebastopoli, in Crimea.
L'attacco è stato portato tramite l'utilizzo di un drone sottomarino (UUV – Unmanned Underwater Vehicle) killer di nuovo tipo, denominato “Sub sea baby”. Il drone, che si ritiene essere un derivato del “Sea baby”, veicolo senza pilota kamikaze di superficie, probabilmente funziona come una sorta di siluro autonomo. Se così fosse, è plausibile che possa essere guidato verso le vicinanze del suo obiettivo tramite rotta preimpostata e che i suoi sistemi prendano il controllo e lo guidino autonomamente verso il bersaglio nella parte finale della sua corsa. Questo potrebbe spiegare come il “Sub Sea Baby” sia riuscito a navigare all'interno della base navale: un percorso che richiede diverse virate in spazi ristretti e che quindi presuppone aggiornamenti recenti – se non in tempo reale – di intelligence per conoscere la posizione del bersaglio e di eventuali ostacoli non previsti. Non è chiaro se l'arma funzioni in modo indipendente una volta lanciata o se sia ancora possibile una qualche forma di guida in tempo reale.
L'azione condotta dallo SBU è importante per almeno due fattori, ma prima è interessante dare uno sguardo alle caratteristiche del sottomarino russo colpito.
I sottomarini "buco nero"
I battelli classe “Kilo migliorato II” sono dei sottomarini a propulsione diesel/elettrica del tipo hunter/killer (SSK) in grado di lanciare missili da crociera da attacco terrestre e navale come i “Kalibr”. La Flotta Russa del Mar Nero ha partecipato attivamente alle operazioni belliche in questi quasi quattro anni principalmente effettuando lanci di questi vettori verso obiettivi di alto valore in Ucraina, usando anche piattaforme di superficie come le fregate della classe “Admiral Gorshkov”. Questi sottomarini sono relativamente di piccole dimensioni (circa 70 metri per 2500 tonnellate di dislocamento massimo), autonomia in immersione di 400 miglia nautiche e sono pensati per il contrasto alle unità navali e subacquee nemiche, avendo come ruolo secondario quello dell'attacco terrestre grazie alla dotazione di missili da crociera come il “Kalibr”. I “Kilo miglorato II”, giornalisticamente, vengono definiti “buco nero” in quanto ritenuti essere molto silenziosi in navigazione: hanno una suite sonar di nuovo tipo che offre silenziosità e raggio di rilevamento superiori. Questa variante del sottomarino è stata anche esportata in paesi come Vietnam e Algeria ed è specificamente progettata per una maggiore versatilità operativa e capacità stealth.
Quanti sottomarini sono rimasti nel Mar Nero?
Sei di questi battelli erano presenti nel registro della Flotta Russa del Mar Nero, ma solo quattro erano effettivamente presenti in quel mare al momento dello scoppio delle ostilità (il Mar Nero è chiuso al transito delle unità militari dei belligeranti come da Convenione di Montreux), e durante il conflitto un primo sottomarino – il “Rostov sul Don” - è stato gravemente danneggiato mentre era in bacino di carenaggio a Sebastopoli da un attacco missilistico ucraino a settembre 2023. Quel che resta della Flotta del Mar Nero – Mosca ha perso diverse unità per attacchi combinati ucraini, tra cui un incrociatore, almeno 4 navi da assalto anfibio e diverse unità minori, tra cui corvette lanciamissili – si è spostato da Sebastopoli a Novorossijsk per via dei continui attacchi ucraini: a giugno 2024 11 unità di superficie e subacquee avevano dato gli ormeggi nel porto della città situata nella regione di Krasnodar Krai.
Una prima per i droni sottomarini
L'attacco, come accennato, è importante per almeno due fattori. Il primo è facilmente intuibile: nel bilancio del conflitto, aver neutralizzato – vedremo se in via definitiva – una piattaforma di lancio di missili “Kalibr” significa ridurre le capacità di attacco terrestre di lungo raggio avversarie, che dall'inizio del conflitto, per quando riguarda i sottomarini, si sono ora dimezzate. La Flotta Russa del Mar Nero ha quindi perso buona parte della propria capacità di attacco furtivo e dovrà utilizzare di più le fregate, coi rischi che ne derivano (usura di uomini e mezzi, aumento probabilità di essere colpite). Soprattutto, l'attacco ucraino è il primo utilizzo in combattimento di un drone sottomarino che ha avuto successo, dimostrando che questo tipo di minaccia (UUV killer) è effettivamente tale, sebbene si debbano ancora sapere dettagli fondamentali della modalità di attacco, come appunto il tipo di situational awareness posseduta (o fornita) e la modalità di connessione per la trasmissione di dati e comandi di navigazione/attacco. Dati che probabilmente non sapremo mai del tutto, nemmeno a guerra finita.