«Buona sera, America. Undici mesi fa, ho ereditato un casino, e lo sto sistemando». Donald Trump si rivolge a una nazione alla quale aveva promesso una nuova «età dell'oro» ed è costretto ad ammettere che l'Eldorado è ancora lontano. Il presidente utilizza i consueti toni da comizio per scagliarsi contro il suo predecessore, Joe Biden, e per giustificare una realtà che i proclami trionfalistici della Casa Bianca o i post su Truth non riescono più a nascondere: la working class (che in America è anche classe media), e non solo, continua a faticare per arrivare a fine mese. Proprio quel nuovo elettorato, strappato abilmente ai Democratici, che unitosi alla base Maga è andato a costituire la «coalition» che poco più di un anno fa lo ha riportato alla Casa Bianca.
In un discorso di 18 minuti, pronunciato quasi di fretta, per rientrare nei tempi imposti dallo spazio prime time dei grandi network, Trump ha esaltato i propri successi in tema di immigrazione, «guerra culturale» e commercio - «Eravamo invasi dai migranti illegali, transgender negli sport delle donne, avevamo i peggiori accordi commerciali» - e non ha fatto molto per rassicurare gli americani preoccupati dal caro-vita. È il tema dell'affordability, che per mesi ha liquidato come una «bufala dei Democratici», e che ora non è più eludibile. I dati parlano chiaro: il suo indice di gradimento, secondo la media dell'aggregatore di sondaggi RealClearPolitics, è del 43,6%; la sua gestione della questione più importante per gli elettori, l'economia, ha un indice di gradimento del 40,7%, mentre il suo indice di gradimento sull'inflazione è del 35%.
Numeri che si sono tradotti nelle ultime settimane in una serie di sconfitte elettorali (New York, New Jersey, Virginia); nelle crepe sempre più evidenti in una parte del movimento Maga; nella rivolta alla Camera sulla vicenda Epstein; e nelle crescenti difficoltà con cui lo speaker Mike Johnson riesce ormai a tenere a bada l'insofferenza dei deputati repubblicani che temono di perdere il seggio nelle elezioni di midterm del prossimo anno. Sembrano lontani i tempi del discorso di insediamento, o di quello sullo Stato dell'Unione, nei quali il tycoon sembrava inarrestabile. Il Trump di mercoledì sera è apparso simile proprio al suo detestato predecessore, Biden, nell'ostinata convinzione che i dati macroeconomici, pure in parte positivi, si traducano automaticamente in vantaggi per le famiglie. «I prezzi stanno scendendo velocemente, c'è ancora da fare ma abbiamo fatti progressi». La «peggiore inflazione degli ultimi 48 anni» ereditata dai Democratici era in realtà al 3%. Il dato di novembre, diffuso solo ieri, indica un 2,7%. I prezzi delle merci cinesi a basso costo, nonostante i dazi, restano stabili. Ma per molti rimangono insostenibili quelli di generi alimentari, abitazioni e automobili (questi sì toccati dalle tariffe) e assicurazioni sanitarie. Se i prezzi della benzina alla pompa scendono, quelli delle bollette elettriche salgono in media del 10-15%, in un mercato drogato dalla fame di energia dei nuovi data center per l'intelligenza artificiale.
Unico colpo a sorpresa di un discorso altrimenti privo di spunti memorabili, l'annuncio di un «dividendo del guerriero» per i circa 1,4 milioni di militari americani: un assegno di 1.776 dollari (la data del compleanno dell'America) per «ciascun soldato». Fondi che provengono dalle entrate del Tesoro sui dazi e che in realtà andrebbero autorizzati dal Congresso. «Gli assegni sono già stati spediti», ha assicurato Trump.