Prezzi alle stelle per i preservativi e parti gratis: Xi vuole più figli

Scritto il 19/12/2025
da Roberto Fabbri

Il regime vuole contrastare la denatalità. La crescita frena, servono consumatori

Tasse sugli anticoncezionali e agevolazioni a tutto andare per incoraggiare le donne a partorire. È il metodo "bastone e carota", deciso dal governo cinese per invertire la rotta della denatalità, rivelatasi disastrosa dopo decenni di rigida politica del figlio unico, in seguito progressivamente (ma tardivamente) ammorbidita.

Fino a pochi anni fa, il terrore dei governanti comunisti di Pechino era il contrario di quello di oggi: si temeva che il numero già enorme (appena sopra il miliardo, quando si decisero misure draconiane per contenerlo) di abitanti della Cina andasse fuori controllo, con il rischio letterale della fame di massa. Fu allora imposto che nessuna coppia potesse avere più di un unico figlio. I metodi di controllo, in un sistema dittatoriale come quello cinese con le sue sterminate e popolosissime campagne, erano invasivi e spesso brutali: si imponevano aborti obbligatori ai trasgressori, arrivando all'orrore di veri e propri infanticidi a pochi giorni dalla scadenza della gravidanza.

I mandarini rossi credevano così di riequilibrare i conti demografici, ma si erano sbagliati. Nella loro rigidità mentale da piano quinquennale, non avevano capito che, a lungo andare, si sarebbe presentato il problema opposto: troppo pochi giovani per lavorare, per pagare le pensioni agli anziani, per assistere le vecchie generazioni diventate numericamente preponderanti, per arruolarsi nel pletorico "esercito popolare". Senza dimenticare, soprattutto nelle già citate arretrate campagne, un altro dramma generato dalla politica del figlio unico: quello degli aborti mirati ai danni delle femmine (già una piaga antica in Cina) poiché in tanti pensarono che se figlio unico doveva essere, era meglio che fosse maschio.

Quando si capì che la nuova curva demografica avrebbe creato disastri si tentò di rimediare concedendo due figli, in casi particolari perfino tre. Ma era ormai tardi per reinvertire la tendenza: perché nel frattempo era arrivato in Cina un diffuso benessere economico e i giovani, ormai abituati a non fare più figli, preferivano le gioie del consumismo. Incoraggiati nuovamente a procreare, i più fecero orecchie da mercante.

Ed eccoci ad oggi, con la popolazione stabilizzata alla cifra comunque mostruosa di 1,33 miliardi e un tasso di crescita fermo all'1%, garanzia semmai di decrescita. Non è più il tempo di semplici lusinghe, né appaiono praticabili costrizioni contrarie a quelle di un tempo: è l'ora del bastone e della carota.

Il bastone, in fondo relativo, consiste nell'applicazione dal primo gennaio di una tassa tipo Iva del 13% sui preservativi e sugli altri supporti anticoncezionali. La carota appare invece più sostanziosa: copertura diretta da parte dello Stato di tutte le spese prenatali, fino ad arrivare - come promette per il prossimo futuro il direttore della sicurezza sanitaria di Pechino - all'obiettivo dell'azzeramento di ogni costo sostenuto per il parto, incluso il controllo del dolore.

Nessuna spesa, insomma, per chi vorrà dare figli alla patria cinese. Prima che i conti vadano a rotoli e il regime decida per la classica uscita dai problemi interni: scaricarli all'esterno con una bella guerra, per la quale Xi Jinping si sta peraltro ampiamente preparando. Speriamo che le coppie cinesi scelgano la strada del "fate l'amore non la guerra".