AGI - I ricercatori precari occupano la sede del Cnr a Roma, finché il governo non stanzierà i fondi per la stabilizzazione. Prima con le tende, adesso direttamente dentro la sede di Piazzale Aldo Moro, i ricercatori tornano a protestare contro il precariato infinito che non consente ai dipendenti la stabilizzazione. "Da un anno e mezzo stiamo portando avanti iniziative per chiedere la stabilizzazione per 4mila precari e precarie. Tra noi e il Cnr non c'è nessuna contrapposizione" ha detto qualche giorno fa, in un'assemblea pubblica, Antonio Sanguinetti, ricercatore precario dell'Istituto IRPPS del CNR di Roma che aggiunge "Se noi precari andiamo a casa ci rimette tutto il Cnr, perché chi rimane in istituto. Stiamo chiedendo fondi per l'assunzione di precari, perché non esiste un meccanismo di assunzione. La ricerca produce precarietà. Il Pnrr sarà l'ennesima occasione sprecata dell'Italia. Solo per il Cnr per i progetti ha speso 800 milioni di euro, se i nostri contratti non proseguiranno, finiranno anche i progetti. È un messaggio che mandiamo anche al governo".
Anche se la protesta vede il suo cuore a Roma, essa riguarda molte città italiane. Il Cnr infatti conta 88 istituti in varie città, tra cui Pisa, Genova, Milano, Venezia, Potenza, Lecce e Catania.
La replica del presidente del Cnr: disponibili a incontro
"Il Presidente CNR, nella sua veste di presidente della delegazione di parte pubblica per le relazioni sindacali, ha dimostrato ampiamente e conferma la sua disponibilità all'incontro con le Sigle Sindacali rappresentative e di riferimento, in ogni occasione ritenuta dalle due parti utile e opportuna". Lo sottolinea il Cnr in una nota, dopo che ieri un gruppo di ricercatori precari ha occupato la sede dell'istituto. Il presidente Andrea Lenzi "ribadisce anche la propria disponibilità all'ascolto delle istanze e delle problematiche del personale dell'Ente, sempre nel quadro di un rapporto sia pur dialettico, ma sempre che sia costruttivo e pacifico e, comunque, alla presenza delle suddette Sigle Sindacali, quindi inserito nel quadro di un rapporto istituzionale di equilibrio e fiducia. Nella fattispecie ha dimostrato la massima disponibilità, indicando ben tre date possibili di incontro e identificando infine quella in cui, tutte le Sigle Sindacali, hanno dichiarato la propria disponibilità, a seguito di impegni presenti per loro e materialmente evidenti e non conciliabili, nelle altre due. La data identificata risulta comunque essere precedente a un incontro che si svolgera' il 15 dicembre p.v. presso il Ministero di riferimento, vigilante sull'Ente, e quindi perfettamente inserita nel quadro temporale utile ad affrontare le problematiche di cui trattasi".
Le reazioni politiche
Il comune di Bologna con un ordine del giorno ha espresso la propria solidarietà ai precari del Cnr e in particolare ai 500 in forze al centro di ricerca di Via Piero Gobetti impegnati negli studi sul clima e l'ambiente, le nanotecnologie e chimica dei materiali. Iniziativa analoga al Comune di Roma, dove l'assemblea ha approvato una mozione per chiedere al governo la piena applicazione della legge Madia e di garantire un impegno economico nella prossima legge di bilancio per la stabilizzazione del personale precario "con particolare attenzione alla scadenza dei contratti Pnrr 2026".
"Siamo al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici precarie della ricerca che hanno occupato la sede del Cnr a Roma. La loro protesta è giusta e necessaria: non si può continuare a costruire il futuro del Paese sulle spalle di chi vive nell’incertezza, mentre il governo sceglie di non stanziare le risorse indispensabili per la stabilizzazione. Da quando a governare c'è Giorgia Meloni la ricerca viene abbandonata, insieme a migliaia di ricercatori e tecnici che garantiscono ogni giorno competenze, innovazione e servizi fondamentali. È il governo a dover rispondere di questa situazione, perché la responsabilità politica di questo immobilismo è chiara. Esattamente un anno fa eravamo proprio nella sede del CNR con il presidente Giuseppe Conte per manifestare la nostra solidarietà e affiancare i precari nella loro sacrosanta lotta. Nella scorsa legge di bilancio noi stanziammo il nostro "tesoretto" per dare un segnale proprio su questo fronte, consentendo di avviare da stabilizzazione di circa 150 ricercatori, ovviamente un atto simbolico visto che ci sono circa 4.000 precari. Si trattava evidentemente di un segnale che purtroppo il governo non ha colto e che continua a non cogliere. Porteremo nuovamente la voce dei lavoratori del CNR nelle aule del Parlamento e chiederemo con forza che nella manovra vengano finalmente previsti gli stanziamenti adeguati. È il momento di dare risposte concrete, non promesse. La ricerca non può più aspettare". Così il capogruppo M5S in commissione cultura alla Camera Antonio Caso.
"Di fronte alle menzogne del governo, la mobilitazione dei precari della ricerca continua. Quelli del Cnr hanno letteralmente piantato le tende davanti alla sede del loro istituto. Non vogliono essere espulsi, come accadrà se il governo non metterà le risorse necessarie a trattenere in Italia le migliori intelligenze del Paese e a non farle fuggire all’estero". Lo scrive su Facebook Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra.